Laboratorio teorico/pratico sulla musica e sulle tradizioni popolari
Probabilmente un popolo, o anche una semplice comunità, non possono patire un danno peggiore di quello costituito dallo sradicamento, dalla perdita della memoria delle proprie tradizioni.
La società che si evolve in senso multietnico; la civiltà “dell’informazione in tempo reale”, e dell’”immagine” (ossia: computers, internet, TV satellitari e compagnia bella); nel bene e nel male il modello di vita proposto dall’unica superpotenza rimasta su questo pianeta dopo l’abbattimento del muro di Berlino, indirizzano proprio nel senso dello sradicamento e nella direzione del minestrone interculturale, a nostro avviso assai indigesto specialmente se consumato in maniera del tutto acritica.
Di quì (o almeno anche a causa di ciò) i vari problemi del disagio, soprattutto giovanile: solitudine, vuoto interiore, bande metropolitane, sassi dal cavalcavia; “Mi faccio le pere perchè chi se ne frega”; “Mi uccido così ti faccio vedere”; “Ti uccido così impari”.
Esiste, però, un serbatoio, una riserva di linfa vitale buona per tutti gli uomini d’ogni razza e colore costituita dal ricordo delle tradizioni popolari che maggiormente si conservano nella narrazione delle storie e delle leggende e nella musica popolare.
E’ questa una cisterna feconda e viva, ma che rischia di disseccarsi se non alimentata.
L’essere per quanto ancor giovane, portatore di un piccolo scrigno dei gioielli della tradizione popolare toscana, non ha valore se non si ha modo di condividere.
L’esperienza di anni di concerti di musica popolare, di narrazione, di teatro povero m’insegnano la sete, talvolta neppur consapevole, che la gente ha delle delizie di questo “viaggio a ritroso”, i canti, le leggende, le sonorità, le danze…..
L ‘intervento che propongo in merito è articolato e si sostanzia nel filo conduttore di un laboratorio sulla musica popolare e sulle storie e leggende della tradizione, contrappuntato da momenti pregnanti di spettacolo vero e proprio “a tema”, canti d’amore, canti politici, sociali, l’emigrazione, etc…, storie, leggende, aneddoti d’amore, di guerra, di magia, del sacro…il calendario dei poveri…storie, canti e leggende del ciclo agricolo stagionale.
I partecipanti al laboratorio saranno chiamati ad un intervento attivo, dall’apprendimento di testi e di canzoni, alla raccolta sul campo, al confronto e alla rielaborazione.
Infatti non avrebbe senso limitarsi a raccogliere relitti di tradizione ed appoggiarli come nelle bacheche di un museo. Per far si che questa cultura resti viva l’obiettivo è quello di assumerne i modi e i temi, ancor più che salvarne forme cristallaizzate, per riproporli in forma attualizzata.
In quest’ottica ha senso lavorare sul canto d’improvvisazione nelle forme dell’Ottava Rima e dello Stornello. In quest’ottica ha senso il lavoro sulla drammatizzazione delle storie narrate.
Il laboratorio prevede la compresenza di due operatori.
Durante il corso del laboratorio e al suo termine sono previste dimostrazioni, prove aperte, letture per la cittadinanza tutta.